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Letteratura inglese

L’epoca dei pirati

Le flotte che percorrevano le rotte verso le Americhe e l’Asia, aperte al commercio occidentale durante il XVII e il XVII secolo, rappresentarono uno stimolo importante per l’incremento della pirateria. Questo termine deve essere usato nel presente contesto con una certa cautela. La pirateria, che fin dall’antichità aveva rappresentato una grande minaccia per la navigazione commerciale, era costituita da predoni che assalivano e depredavano le navi da carico in cui si imbattevano.

I corsari, al contrario, godevano di una patente di corsa che era rilasciata loro dal governo di una nazione, per contribuire, in tempo di guerra, alla lotta contro il commercio marittimo degli avversari, attaccando solo le navi mercantili nemiche (guerra di corsa). Parte dei bottini conquistati era depositato nelle casse dei sovrani, mentre il resto costituiva il premio per i corsari. Sul piano giuridico le azioni belliche dei corsari erano considerate assolutamente legittime, mentre coloro che operavano senza la patente di corsa erano considerati pirati; in caso di cattura finivano condannati a morte. Le prime potenze coloniali, la Spagna ed il Portogallo, dovettero ben presto fronteggiare l’aggressività dei nuovi conquistatori francesi, olandesi e inglesi che rivolsero le loro mire soprattutto alla regione caraibica. La concorrenza assunse i contorni della guerra di corsa e del sabotaggio delle flotte mercantili avversarie. La circumnavigazione del globo compiuta da Francis Drake (1577 – 1580) garantì enormi profitti, di cui poté avvantaggiarsi la stessa regina Elisabetta I. John Hawkins, Walter Ralegh e altri avventurieri insidiarono continuamente i convogli navali che ritornavano in patria carichi di merci da cui ricavavano ricchi bottini da rivendere sul mercato europeo. Nel corso del XVII secolo la guerra di corsa ebbe la tendenza a mutare sempre di più in pirateria, anche se i confini fra i due tipi d’attività rimasero piuttosto sfumati (i corsari, in tempo di pace, spesso si trasformavano in pirati). Predoni di diverse nazionalità, uniti dalla comune ansia di ricchezza, stabilivano le loro basi in alcune località dei Caraibi (come sulle isole Tortuga o San Cristoforo, oppure nella città di Port Royal in Giamaica, nota come la “più terribile città del mondo”) da cui partivano per assalire le navi. I termini bucanieri o filibustieri divennero tristemente noti, la storia delle colonie spagnole d’America si riempì delle audaci ed efferate gesta di questi predoni, che issavano sulle loro imbarcazioni la bandiera nera col teschio. Molti divennero delle vere e proprie leggende, colle il gallese Henry Morgan (insignito addirittura del titolo di baronetto da Carlo Il Stuart), il francese Nau, detto l’Olandese, l’inglese William Kidd, impiccato nel 1701 in Inghilterra, con il quale sembra chiudersi la fase più avventurosa della pirateria.

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