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Letteratura inglese

Ann Petry – The necessary Knocking on the Door

Pubblicato nel 1947, ha uno stile completamente diverso dal racconto precedente, forse è più simile a “The Witness”. C’è l’interiorizzazione da parte di una afro – americana agli stereotipi bianchi, per una afro – americana identificarsi con l’insulto razziale significa sminuirsi. Il finale è chiaramente didattico e molto esplicito. Dal titolo si capisce che c’è una necessità di aiutare una bianca anziana. Il fatto nasce in seguito all’incontro tra questa donna, Mrs. Taylor, e Alice, una ragazza di colore. Le due si incontrano ad una conferenza cattolica in un luogo chiamato “Rest House”. Qui Mrs. Taylor si rifiuta di mangiare seduta vicino ad Alice, perché ha dei pregiudizi razziali. Di notte, Alice sente dei rumori provenire dalla stanza della donna e vorrebbe andare a bussare per sincerarsi che Mrs. Taylor stia bene, ma visto come era stata trattata in precedenza, ha paura di disturbare e di essere nuovamente offesa. Così non fa niente. Il giorno dopo si scopre che Mrs. Taylor è morta in seguito ad un attacco di cuore e il dottore dice che se qualcuno se ne fosse accorto in tempo si sarebbe potuta salvare.

Il razzismo di una condiziona l’altra: Alice si lascia condizionare dal suo essere “Nigger”, non potendo disturbare Mrs. Taylor bussando alla sua porta, decide di cercare aiuto ma ha paura anche per questo. Si crea una rete che la soffoca e le impedisce di reagire in modo normale. Alice viene del nord, Washington DC, molto popolato da afro – americani, in cui ci sono problemi razziali. Mrs. Taylor viene dal Mississippi e dichiara apertamente i suoi pregiudizi razziali. È ironico il fatto che si tratti di un incontro di conferenza cattolica in un posto che si chiama “Rest House”, ma in realtà qui non si riposa molto. Come nel racconto “The Witness”, Alice, l’afro – americana, è un’intellettuale, istruita, alla pari con il mondo dei bianchi. Alla fine Mrs. Taylor muore, Alice moralmente si sente incolpa e il suo senso di colpa è espresso dal suo incubo e dalla metafora del polpo che la strangola con i suoi tentacoli.

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