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Letteratura inglese

Richard Wright – The Man Who Killed a Shadow

È un racconto molto presente nell’andamento che è soffocante perché è di impianto naturalistico, ci viene spiegato un omicidio con riferimento a come si è formato questo casa per condizionamenti economici e psicologici. Questo ragazzo nero è costretto a lavorare per vivere e ha perso il senso di identità, c’è una lenta deformazione della sua personalità perché vede un mondo popolato di ombre. Saul non è più un individuo normale, “shadow” è la parola che ricorre di più nel testo. Racconto pubblicato nel 1949 su una rivista francese, il primo pezzo è pubblicato dopo l’esilio a Parigi, troviamo l’ispirazione americana di Wright, questo è collegato al racconto “The Man Who Was Almost a Man”. Saul è in possesso di una pistola, spara contro tutto e tutti e per sbaglio uccide una donna. I protagonisti neri hanno paura dei bianchi tanto da perdere la loro umanità e da diventare violenti, si lasciano condizionare dai dettami che i bianchi gli impongono, essi non hanno capacità di confronto diretto con i bianchi. Saul uccide per sbaglio una donna che rappresenta gli stereotipi razziali, si tratta di due individui che hanno perso la loro personalità, tra loro c’è un confronto violento non voluto. Saul non sa niente di questa donna, è talmente estraniato dalla realtà che scopre il nome della donna che ha ucciso solo in tribunale quando viene condannato colpevole. Come in “Native Son” tutto scatta da un omicidio non voluto di una donna bianca da parte di un nero.

La donna bianca comincia ad urlare e Saul sentendola gridare la uccide per farla smettere. L’urlo della donna bianca fa perdere la capacità di reagire a Saul, tanto condizionato da questo urlo che lo sente anche dopo aver ucciso la donna. Si tratta di un omicidio compiuto in uno stato di trance. Abbiamo l’inversione dello stereotipo razziale dell’uomo nero che vuole violentare la donna bianca, qui è la donna bianca che vuole attirare l’uomo nero. Wright sceglie una donna bianca di 40 anni, non molto bella, che non ha avuto esperienze sessuali e quindi fa delle avances all’uomo nero, questo è un gioco mortale perché finisce con la morte di entrambi i protagonisti, alla fine non avviene neanche la violenza carnale. Questa donna è per niente affascinante, anzi è ripugnante, non esercita richiami sessuali, Wright chiarisce che la donna non è stata per niente sfiorata da Saul, essa è vittima di questo impulso erotico, la donna è presentata come una balena bianca. La prima parte del racconto è molto seria, ci spiega la storia di Saul, mentre non sappiamo niente della donna bianca, probabilmente alquanto depressa. A pagina 185 l’introduzione ha già spiegato tutto, le origini di Saul hanno determinato la sua vita, è dominato dai suoi terrori a tal punto di uccidere una di queste ombre che caratterizzano i suoi terrori: la donna bianca. Saul non può fare nulla per liberarsi da questi terrori. Il mondo è diviso in due, una divisione che non è tanto sociale o economica, ma psicologica. Si ricostruisce la storia di Saul dagli inizi, da bambino non aveva i genitori, quindi non ha avuto relazioni stabili che lo abbiano aiutato a definire il mondo. Saul lavora per i bianchi, deve adattarsi a questa vita, nessuno la aiuta a reagire, non si creano rapporti validi, non esistono solidarietà e rispetto reciproco. Saul comincia a bere la sua mente è offuscata, interiorizza il valore di sentenza di morte di un urlo di una donna bianca, egli non può reagire. Il suo datore di lavoro è gentile, non cattivo, lo mette anche sull’avviso che la donna bianca è alquanto strana, un po’ matta, gli dice di non attaccare briga, Saul non riesce più a chiedere aiuto all’uomo bianco. Basato su una storia vera di Julios Fisher, portiere della National Cathedral che viene ucciso per aver ucciso la bibliotecaria bianca.

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