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Letteratura inglese

Ann Petry – In darkness and confusion

Ambientato durante la seconda guerra, quando ci furono scontri razziali a Harlem. Lo scontro razziale si acuisce in questo periodo perché gli afro – americani venivano chiamati in guerra, ma non si sentivano integrati a sufficienza da poter partecipare alla guerra. Inoltre, nell’esercito c’erano discriminazioni.

Un poliziotto tenta di imporre la segregazione su un autobus e avviene una ribellione. Il poliziotto spara ed il soldato risponde.

Il secondo episodio vede un soldato nero che assiste al trattamento pesante di un poliziotto bianco in un bar ad una donna nera. Mentre Jones non ci fa caso, il soldato aggredisce il poliziotto che spara e uccide il milite.

Un altro risvolto importante è la scarsa partecipazione della comunità nera alla guerra. Dal barbiere si parla di guerra ma a livello di pettegolezzo o di luoghi comuni. Da alcuni dettagli si nota come gli afro – americani s’identifichino poco con la guerra. I figli di questa generazione invece partecipano alla guerra e sono più coinvolti.

Il racconto si svolge tutto nel cuore di Harlem, dove non c’è nulla di positivo e che è pericolosa (Jones non vuole percorrere la 126th di notte), anche dal punto di vista morale (prostituzione) per suo figlio. È una strada stretta e da cui Jones vorrebbe uscire.

Il racconto è nettamente diviso in due. C’è la famiglia nera onesta e lavoratrice, che ha il sogno di fare andare aventi l’unico figlio. La madre di Jones è presumibilmente un’ex schiava e viene dalla Georgia. Jones fa un lavoro che non è gratificante, fa l’inserviente per un bianco, e vorrebbe una condizione migliore per il figlio, che ha studiato e lavorato come facchino risparmiando per l’Università. Ma questo sogno è interrotto dalla guerra.

Annie May, nipote di Pink, ha lasciato la scuola. Non sembra un personaggio di grandi speranze e conduce una vita che Jones non condivide. Sam finisce ai lavori forzati e più avanti interromperà i contatti. Presumibilmente non finirà di scontare la pena ma morirà.

May ha una scarsa opinione di se stessa e per questo lascia la scuola. Jones non riesce ad articolare un discorso con l’insegnante bianca. Il silenzio di Jones è emblematico: la sua è una famiglia all’interno della quale non si comunica, lui parla poco, anche con Sam, suo figlio, con il quale affronta il problema delle donne di strada, ma non riesce ad articolare più che una minaccia.

Sam non scrive più a casa ed il padre ha una difficoltà enorme a scrivergli. Quando Jones viene a sapere della morte del figlio riesce ad esprimere solo un centesimo dei suoi pensieri e cerca di non affrontare la moglie. Il racconto finisce con Jones che senza voce esprime disperazione e frustrazione.

Il discorso finale di Jones è un silenzio. Questa parte finale non è per niente liberatoria. Esprime la mancanza di voce del popolo afro americano. Il titolo indirizza bene sul significato della storia, sottolineando il disorientamento e togliendo il valore positivo alla rivolta di Harlem.

Negli unici due momenti in cui Jones articola la voce la folla in rivolta adotta i suoi commenti come slogan.

È importante il manichino rosa che May distrugge: rappresenta un’idea di femminilità artificiosa, legata alla donna bianca e alla società del consumismo. Un altro oggetto simbolico è la torta bianca, inutile ed ornata.

Accade anche la devastazione di un Music store. Nel contesto di questo racconto la musica è vista in modo negativo: è commercializzata e rappresenta un aspetto trasgressivo. Qui il blues è lontano dalle radici afro americane; è invece visto dal punto di vista dei bianchi; è messo l’accento sugli aspetti che interessano i bianchi. In questo contesto il blues è un’invenzione dei bianchi.

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