Stefano Allovio
Burundi
Identità, etnie e potere nella storia di un antico regno
Capitolo 1: Storie di razze, di caste e d’etnie
1. Nel “cuore” dell’Africa.
Il territorio del Burundi può essere suddiviso in quattro regioni naturali:
La pianura del Ruzizi lungo il lago Tanganika, calda, secca con altitudini inferiori ai 1000 metri.
La cresta Congo – Nilo, con rilievi molto alti (oltre 2000 metri) e clima fresco e umido.
Gli altipiani centrali caratterizzati da colline tra i 1500 e i 2000 metri, occupate da campi coltivati o anche da paludi.
Le depressioni dell’Est che ricordano le savane della Tanzania, con il loro clima caldo e umido.
La densità demografica è elevata (154 abitanti per Km² nel 1979). È possibile vedere ovunque i segni della presenza dell’uomo.
2. Il fascino di una “terra incognita”.
La lontananza dal mare e dalle vie commerciali tenne il Burundi lontano dalle incursioni di viaggiatori e commercianti fino al XIX secolo.
Arrivarono in Burundi molti esploratori in cerca delle sorgenti del Nilo. Questo perché Tolomeo (II d.C.) aveva collocato in questa parte dell’Africa le misteriose “Montagne della Luna” custodi della famosa sorgente. Il 5 settembre 1892 Baumann penetra in territorio rundi e chiede agli abitanti dove si trovasse. Questi risposero “Missosi ya Mwesi”, che significa “Le colline del Re Mwezi” ma anche “I monti della luna”. Così l’ipotesi di Tolomeo era confermata.
I più importanti testi sui costumi e sulle tradizioni rundi ci arrivano dai missionari cristiani che cominciarono ad arrivare all’inizio del XX secolo.
3. Amministratori coloniali e primi ricercatori europei.
Dal Congresso di Berlino (1899) fino al 1916 il Burundi fu affidato alla Germania. Dopo la Grande Guerra fu assegnato al Belgio. I tedeschi si limitarono ad occupare il territorio militarmente, ignorando le tradizioni della popolazione.
I Belgi speravano di utilizzare la popolazione rundi come manodopera nel Katanga e s’impegnarono in un’attenta opera colonizzatrice. Riorganizzarono il territorio in chefferies affidate ad un’élite locale educata nelle missioni dei padri bianchi.
4. Le tradizioni orali come fonte storica.
L’azione congiunta del governo indiretto coloniale e dei missionari cristiani aumentò il distacco tra gli uomini di potere e la massa della popolazione. I baTutsi erano dipinti come classe dominante, legittimata da inconfutabili doti fisiche, mentali ed estetiche. A questi si contrapponevano i baHutu ed i baTwa.
Ma secondo Bourgeois essere mututsi è una condizione sociale che si può acquisire.
Dagli anni ’60 di questo secolo si assiste ad una crescita dell’importanza delle tradizioni orali come fonte storica (Jan Vansina).
Secondo Vansina è importante tenere conto che:
- i baRundi hanno una concezione ciclica del tempo
- la storia è fortemente influenzata dai concetti di predestinazione e fatalità
- gli accadimenti della storia sono narrati isolati uno dall’altro e non s’inseriscono in precise sequenze
Vansina raccolse le testimonianze orali secondo uno schema che gli permise di coprire l’intero territorio rundi e tutte le possibili variabili della narrazione (raccogliere tutte le testimonianze orali sarebbe stato impossibile).
In questo modo Vansina riuscì a ricostruire un’attendibile cronologia della storia del Burundi, basata sulla comparazione con la cronologia rwandese, sulle date d’intronizzazione dei vari re e sull’esistenza di un certo numero di tombe regali.
5. La scuola Franco – burundese.
È necessario riassumere gli avvenimenti politici che hanno caratterizzato la storia burundese degli ultimi decenni per comprendere la storiografia rundi.
1 luglio 1962: dichiarazione d’indipendenza. Il neonato stato dovette confrontarsi con due delicate questioni:
- ineguaglianza e gerarchizzazione sociale tra baTutsi e baHutu
- influenza della rivoluzione “socio – razziale” nel vicino Rwanda (1959 – 61)
In Burundi il potere passò dalla dinastia Ganwa a presidenti Tutsi, sebbene fin dal principio ci furono tentativi di costituire governi con ministri appartenenti in ugual misura alla due etnie.
Il 28 novembre 1966 fu costituita la Prima Repubblica, il potere era in mano ai Tutsi.
Nel 1976 fu proclamata la Seconda Repubblica, i cui intenti erano di ricostituire l’unità nazionale e fondere le diverse culture tribali in un’unica cultura. Maggiori esponenti della neonata Scuola Franco – burundese sono Chrétien e Mworoha.
Le caratteristiche e le tendenze di questa scuola possono essere riassunte in quattro punti:
- raccontare singoli eventi e vicende, recuperando la dimensione della storia rurale
- interesse nel ricostruire i ruoli politici e culturali di particolari zone del Burundi o addirittura specifiche colline
- accento polemico nei confronti d’amministratori coloniali e missionari che avrebbero distorto la storia rundi e frammentato la società in fazioni “etniche” o “razziali”
- agli occhi della scuola Franco – burundese il popolo rundi si presenta compatto e unito, con le stesse tradizioni e la stessa lingua. Esistono distinzioni di carattere sociale (i baHutu sono agricoltori e i baTutsi sono pastori) ma sono distinzioni orizzontali che non influiscono sulla gerarchizzazione sociale. L’ineguaglianza del popolo rundi è un’eredità del dominio ganwa esasperato dalle forze coloniali sia laiche sia religiose.
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