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Storia dell'Africa

Appunti – Storia dell’Africa

Popolamento dell’Africa

L’uomo appare per la prima volta in Africa 1.5-2 milioni d’anni fa.

Darwin comincia a viaggiare dal 1831 fino a cinque anni dopo raccogliendo quello che all’epoca era definito “spazzatura”, cioè reperti fossili.

Tornato a casa studiò i reperti che aveva raccolto ed elaborò la sua teoria. Questi reperti hanno dato la possibilità di evidenziare la variabilità della razza umana.

I reperti si trovano nella terra, in una stratificazione geologica. Naturalmente è più facile trovarli in un deserto secco piuttosto che in una foresta equatoriale umida, poco adatta alla conservazione.

Non si analizza solo l’oggetto ma anche l’ambiente circostante, o ad esempio gli altri resti (vegetali) che lo circondano (ad es.: nelle prime sepolture si trovano fiori).
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In realtà è possibile che alcuni animali (iene) prendano le ossa e le spostino raggruppandole in un unico posto.

Più che come vivevano gli ominidi di allora è importante sapere quando vivevano: attraverso i diversi sistemi di datazione si può dire che 600 milioni d’anni fa comparvero i primi grossi animali (rettili) e 230 milioni d’anni fa comparvero i primi mammiferi; settanta milioni d’anni fa fecero la loro comparsa i primi primati. I primi progenitori comuni tra scimmia antropomorfa e scimmia risalgono a trenta – venti milioni d’anni fa (Egitto). Il primo ominide compare sette – quattro milioni d’anni fa. L’uomo si è differenziato dallo scimpanzé cinque – sette milioni d’anni fa.

Il DNA umano è uguale a quello dello scimpanzé per il novantotto – 99%. I caratteri distintivi tra una “razza” umana e l’altra sono compresi in una parte del DNA infinitamente piccola, per questo non esistono razze umane ma una sola razza umana, al suo posto si può usare il concetto d’etnia nonostante si tratti di un concetto storicamente dispregiativo (i greci definivano etno solo gli stranieri e non loro stessi).

Tutti gli ominidi trovati sono stati rilevati in africa e sono stati classificati come Australopitecus (= scimmia del Sud).

Lucy (l’ominide più antico che non sia mai stato trovato) fu rilevata in Etiopia così come altri suoi “parenti”. Gli australopitecus sono stati divisi in altre classificazioni. Non sono mai emigrati dall’Africa. Nonostante Lucy sia stata trovata in Etiopia, i siti archeologici più importanti si trovano in Kenya e in Tanzania.

L’australopitecus lascerà in seguito il posto all’uomo abilis che svilupperà l’encefalo e a sua volta sarà sostituito dall’uomo erectus circa 1.5 milioni d’anni fa il quale lascerà l’Africa (alcuni reperti sono stati trovati in Asia).

Oggi giorno gli studi dell’evoluzione si fanno con l’utilizzo di concetti genetici (DNA). Si tratta di rintracciare nel DNA dei fossili delle tracce che ci diano informazioni. Queste tracce sono però molto rare. In effetti, è più semplice analizzare il DNA delle etnie umane e confrontarli per costruire delle mappe, degli alberi genealogici.

70 – dieci milioni d’anni fa, durante la glaciazione europea, cambia il clima dell’Africa e appaiono culture umane anche nel bacino del Congo.

L’evento che cambia la storia dell’Africa, è il mutamento climatico del Sahara.

  1. Intorno a diecimila anni a.C. avviene la rivoluzione neolitica che coinvolge tutta l’Africa. Neolitico significa “nuova pietra” ma non è importante il fatto che gli utensili fossero lavorati più accuratamente quanto il fatto che comparve sul pianeta l’agricoltura e l’allevamento.
  2. Il deserto del Sahara diventa effettivamente tale (ca. ottomila anni a.C.) in quanto prima era una prateria che veniva coltivata e pascolata. Prima di questa fase, infatti, l’uomo viveva in questa regione. Con la desertificazione, l’uomo ha in parte cambiato il suo stile di vita adattandolo al deserto. E’ possibile che in questa regione vi fossero contatti tra le popolazioni che vivevano nel bacino del Nilo e quelle del bacino del Niger.

Quando il Sahara diventa deserto le popolazioni cominciano a spostarsi verso l’Egitto, verso il bacino del Niger, verso il Marocco e l’Algeria, verso il lago Ciad che ai tempi era una zona accogliente al contrario di come si presenta ai nostri giorni.

Contemporaneamente nascono grossi gruppi d’uomini (agricoltori) concentrati nello stesso posto: nascono così le prime città e si crea una diversificazione del lavoro dovuta al surplus delle scorte alimentari.

Quando il Sahara s’ingrandisce ulteriormente si rende necessario trovare altre zone vivibili oltre a quelle immediatamente confinanti con il deserto. Queste zone non sono altro che le foreste che però, essendo impenetrabili, vengono esplorate con l’utilizzo delle canoe; vengono così colonizzate le sponde dei fiumi.

Le lingue

Nelle lingue parlate nell’Africa centrale e meridionale ci sono molte più analogie di quanto si possa pensare. Le lingue sono talmente simili che è quasi possibile comprendersi.

Greenberg raccolse tra le 800 lingue africane oltre 400 termini comuni.

Le lingue bantu hanno la caratteristica di avere un prefisso che ne determina la classe. Ad esempio bantu significa uomini che diventa muntu al singolare, quindi tutte le parole che indicano esseri viventi cominciano per ba al plurale e per mu al singolare. I vegetali hanno come prefissi li e i.

Greenberg notò che le lingue africane si differenziano pochissimo tra loro, il che significa che la differenziazione è recente (vedi cartina):

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Comparando tutte le lingue Greenberg identificò una lingua proto-bantu che nacque nella zona del bacino del Niger. Queste popolazioni, avendo a Nord il Sahara, si spostarono verso Sud nell’Africa dei Grandi Laghi, nel Katanga e da lì in tutte le altre direzioni; successivamente dallo Zimbawe verso l’estremo Sud.

In relazione alle grandi civiltà del mediterraneo, l’Africa non si trova in uno stato di chiusura ma interagisce con queste, in particolare gli egiziani.

Egitto

Le popolazioni che si allontanarono dal Sahara trovarono nella valle del Nilo terreno fertile per le loro coltivazioni. Le prime monarchie egiziane risalgono al 3000 a.C., quando nella valle arrivano gruppi d’emigranti. L’inizio della monarchia faraonica coincide con l’unione dei due regni che intanto si erano sviluppati: quello del Sud e quello del Nord.
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Gli egiziani entrano nella storia per aver inventato la scrittura e per aver costruito dei grandi monumenti (piramide di Sakkara). Durante le spedizioni napoleoniche viene tradotta la scrittura egiziana. L’egittologia diventa così una scienza.

Questa considerazione deve far riflettere perché nell’Africa centrale non vi erano scritture o monumenti da studiare.

Gli egiziani iniziarono dal 2000 a.C. a penetrare a Sud colonizzare i popoli in Nubia. Fino alla II dinastia arrivarono alla seconda cataratta del Nilo ed in seguito si fermarono.

Intorno al 1500 a.C. ricomincia la colonizzazione verso Sud fino a raggiungere le quarta cataratta.

L’Egitto è interessato ad espandersi verso Sud per prendere i prodotti dell’Africa tropicale (specialmente in Nubia): soprattutto or ma anche ebano e gomma, avorio e schiavi.

Successivamente l’Egitto s’indebolisce e perde il controllo della Nubia. A partire dal 1100 a.C. la Nubia rimane fiorente al contrario degli ex colonizzatori. L’indebolimento dell’Egitto è causato dall’arrivo dei popoli conquistatori a Nord.

Intorno al 1000 a.C. una colonia egiziana in Nubia conquista l’indipendenza: Kush, con capitale Napata. Questa colonia conquista addirittura l’Egitto faraonico durante la sua XXV dinastia.

Nel 600 a.C. l’Egitto viene conquistato dagli Assiri che spingono i nubiani di nuovo in Nubia. Questi quindi fondano la loro nuova capitale: Meroe, che diventa l’avamposto più a Sud degli Egiziani.

Diffusionismo

Una volta si pensava che tutto ciò che ci fosse in Africa di civile potesse essere riferito agli Egiziani. Lungo il Congo è stata trovata una statuetta di Osiride risalente al VIII secolo a.C. A Sud dello Zambesi è stato trovato un cartiglio (un simbolo faraonico) con dei geroglifici che ripropongono il nome del faraone Tutmosi III. In realtà vista la difficoltà di penetrazione dell’Africa centrale è improbabile che gli Egiziani si siano spinti fino a quei territori. Gli oggetti in questione potrebbero essere arrivati fin là tramite relazioni di commercio.

Negli anni ’60 – ’70, con la fine delle colonie e il risveglio dell’orgoglio africano, si sviluppò l’idea di un’origine egiziana della cultura africana e addirittura mondiale.

Alcuni simboli della tradizione africana (popolo Akan) richiamano quelli egiziani: avvoltoio come simbolo dell’autocreazione, il culto del serpente che ha probabilmente un’origine egiziana. Tutto questo non ha una grossa rilevanza in senso storico in quanto i simboli e gli oggetti “viaggiano”, inoltre sono possibili delle poligenesi.

Ad inizio secolo Shmit e Perry (USA) promossero idee d’iperdiffusionismo a partire proprio dall’Egitto: la cultura viaggiando si sarebbe deteriorata sfaldandosi, per questo gli altri popoli dell’Africa non sarebbero stati così civilizzati come gli egiziani. Queste teorie si chiamano eliocentriche perché prendevano come riferimento di ricerca il culto del Sole.

Monarchia divina

Inizialmente si pensava che dall’Egitto si fosse diffuso in tutta l’Africa il concetto di regalità divina. In effetti, questo concetto è diffuso in tutta l’Africa. Probabilmente, dice uno studioso, la genesi delle monarchie coincide con l’avvento dell’agricoltura, quando si fa largo il bisogno di monopolizzare le risorse di un territorio.

Sul Nilo bianco troviamo il regno degli Shilluk (1300 d.C.), importante perché pensato come primo sviluppo di regalità nell’Africa centrale (vedi Fage, pagg. 40).

Attualmente (100.000 individui, nilotici) praticano la coltivazione. Sono gli unici tra le popolazioni nilottiche che svilupparono un regno: secondo la tradizione furono condotti in quelle terre da Nikang, un eroe colonizzatore, il quale non morì ma si trasformò in vento e permane sotto questa forma sul territorio, guardiano della regalità. Nei miti dell’origine Nikang è la regalità, diventa quindi un concetto; lui è anche re (reth) ma non è vero il contrario, il sovrano non diventa Nikang. Il reth è solamente il portatore della regalità la quale, quando il sovrano muore, permane. Nikang è anche la terra. Infatti, quando il sovrano muore si dice che non c’è più terra. Il successore del reth era scelto tra i figli nati nei vari villaggi (ogni figlio era fatto nascere nel villaggio d’origine della madre, si pratica la poligamia), ma doveva essere natio di un villaggio diverso da quello del reth: questo esprime un concetto spaziale di monarchia, la capitale del regno quindi viaggia (quando il reth muore viene distrutta e abbandonata). Ad un certo momento gli Shilluk fissano una capitale e tutte le vecchie capitali vengono trasformate in boschetti sacri (Fa – reth: luoghi dei re) che sono altari di Nikang.

Questi boschetti sacri, piuttosto diffusi in Africa, sono importanti segni archeologici: la storia può essere studiata attraverso l’analisi della distribuzione dei vegetali.

Il primo regno dell’Africa occidentale è il regno del Ghana (800 d.C.), che si trovava nell’attuale Mauritania. Le fonti di testimonianza sono quelle arabe: tutta la zona magrebina fu influenzata dagli arabi (mercanti) che registravano le testimonianze sui regni dell’Africa occidentale. Nel 1066 Al Bakri, geografo arabo, vive nella capitale del Ghana (Kumbi) e racconta la vita a corte. Racconta di un re divino. Ciò che non è raccontato è il motivo della ricchezza di questo regno, che successivamente si viene a sapere essere l’oro (i regnanti lo tenevano nascosto per evitare saccheggiamenti). Questo regno si trovava a metà strada tra il deserto e la foresta: vivevano di commercio tra i prodotti della foresta e quelli del deserto.

Al Muhallabi, arabo, scrive che a Nord del lago Ciad si trovava il regno del Kanem (1000 d.C.). Anch’esso situato tra la foresta ed il deserto.

Questi regni nascono per motivi commerciali: la loro economia si basava, infatti, sul commercio e sfruttavano la posizione geografica proficua per l’incontro dell’economia del deserto e quella della foresta.

Altre civiltà interessate all’Africa

I Romani erano interessati, in termini di ricchezza, all’Egitto (30 a.C.) ed in seguito dominarono tutte le coste mediterranee (Cartagine).

I Greci al contrario dei Fenici navigavano il Mediterraneo a Nord per arrivare in Iberia. Per non incontrare i Greci i Fenici stabilirono alcuni porti sulle coste africane. Territori greci erano la Cerenaica (Libia) mentre i Fenici occuparono la Tunisia e la Tripolitania (Libia): da qui, al contrario dei Greci, ebbero occasione di contatti con le popolazioni della valle del Niger per interessi commerciali (oro).

Altri regni

I regni dell’Africa occidentale erano molto ricchi (oro). Si svilupparono nella fascia Saeliana in quanto punto d’incontro dei commerci tra il Sahara e la foresta (sale contro oro).

Il regno del Mali (1000 d.C.) e quello del Songhai (1200 d.C.) insieme a quello del Ghana (800 d.C.) furono i primi tre regni ad apparire in Africa. Questi regni sorsero tutti nella zona intermedia tra i due tipi di economia: quella agricola e quella pastorizia (cammelli – che furono introdotti dai Romani portandoli dall’Asia – capre, montoni).

A grandi linee ci fu sempre interazione tra i popoli che praticavano agricoltura con i popoli cacciatori – raccoglitori e con quelli che praticavano l’allevamento. Queste popolazioni interagirono nel senso che era facile per un gruppo nomade di pastori incontrare e commerciare i loro prodotti in città di agricoltori.

I Peul (= fulani, = fulbe) che sono allevatori si sono sedentarizzati nel corso della storia per poi ricominciare in seguito una vita nomade.

Nel Fage si parla di Peul e Tuareg.

Cap. IV pag. 84 – Fage dice che qualcuno suppone che i Peul, non neri e con fattezze europee, derivino dagli egiziani (Nilo – camiti).

Nel III capitolo ci si chiede da chi furono fondati questi regni. S’ipotizza (Harris) che furono fondati dagli agricoltori ma fiorirono solo grazie all’integrazione con i pastori ed allo sviluppo del commercio saeliano. Di solito i pastori sono divisi in piccoli gruppi sovente in lotta tra loro. E’ quindi più accreditata l’ipotesi che furono gli agricoltori a fondare i regni. I nomadi avevano però molto interesse a commerciare con gli agricoltori: per questo nacquero delle “federazioni” che unificavano i pastori Saeliani, così come l’Islam, altro fattore d’unione tra i gruppi nomadi.

Il regno del Ghana fu invaso nel 1076 da una federazione di gruppi pastorali, gli Almoravidi, i quali non erano in grado di gestire un regno basato sull’agricoltura e distrussero i campi, rompendo così l’equilibrio tra le due economie; per questo motivo il loro regno ebbe vita breve.

Le popolazioni Mande, agricoltori, prendono così l’eredità dell’Impero Ghana, assoggettando le popolazioni circostanti (il loro regno sarà più grande ancora di quello del Ghana). Il nuovo regno del Mali sarà ricordato per la cultura: essendo già islamizzati conoscono la scrittura. Timbuktù era un centro importante della cultura islamica.

Il regno del Songhai nasce a Gao: nella prima fase è incorporato nel regno Mali, in seguito (1400) si staccano dalle popolazioni Mande.

Nel 1590 Gao e Timbuktù furono conquistate dai marocchini.

I gruppi Peul interagirono soprattutto con i Mande: i Peul hanno la caratteristica di essere relativamente socievoli con altri popoli ma di non mischiarsi mai con questi.

Relazioni tra Islam e Africa (magrebina)

Magreb = Africa occidentale (Marocco, Tunisia, Algeria, Libia).

L’Islam è stato la prima grande influenza sull’Africa. Un terzo degli africani attualmente è musulmano.

La Distribuzione dell’Islam in Africa è piuttosto irregolare: è presente nel Nord Africa e nella parte orientale (Corno d’Africa) e comprende alcune popolazioni Yoruba (Nigeria).
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  • Arab = pastore nomade (beduino) ma anche deserto;
  • Islam = sottomissione (a Dio);
  • Muslim = credente (da cui deriva musulmano);
  • Sharìa = comportamento nei confronti della legge islamica;
  • Jihad = guerra santa (le prime e più famose avvennero in Africa, vedi Almoravidi);
  • Muhammad = Maometto (La Mecca, 570 d.C.).

Il messaggio islamico è basato su cinque pilastri: Fage da per scontato il primo, cioè l’esistenza di un unico dio; il secondo pilastro è la preghiera (cinque volte al giorno: alba, mezzodì, metà pomeriggio, tramonto, inizio della notte); il terzo è l’elemosina; il quarto il pellegrinaggio e il quinto il digiuno.

Il messaggio di Maometto è basato sull’uguaglianza ed è rivolto a tutti.

Gli africani non erano particolarmente interessati ad una religione universalistica, abituati com’erano a culti tribali e politeisti.

Nel 639 d.C. gli arabi conquistano l’Egitto. Mentre s’instaura la dinastia Umaiade, si riscontrano conflitti con altre dinastie per l’elezione del successore di Maometto: secondo i Sunniti tutti potevano diventare califfi mentre per gli Umaiade doveva essere califfo un discendente diretto di Maometto.

Carigismo = pensiero secondo il quale l’Islam non deve andare contro le tradizioni e le usanze locali.

Molte rivoluzioni in Africa sono state fatte da chi si dichiarava Mali, ossia colui che prepara il ritorno di Maometto.

Espansione dell’Islam in Africa secondo Trimingham

  1. 1° fase: dal 638 – 639 fino al 1050: in questa fase tutta l’Africa del Nord viene islamizzata, soprattutto nei ceti alti e non nella popolazione, arriva fino in Spagna. Si cerca soprattutto la conversione dei gruppi berberi (Tuareg ecc…) e la distruzione delle chiese cristiane lungo le coste mediterranee (resistono solo in Nubia);
  2. 2° fase: 1050 – 1750: invasione dei beduini arabi in Africa nel XI secolo che ha com’effetto una distribuzione capillare dell’Islam tra la popolazione e la totale distruzione delle chiese cristiane in Sudan (Nubia). Si sviluppa anche un’elite intellettuale locale;
  3. 3° fase: Jihad africane (vedi Fage cap 8) 1750 – 1900: una parte dal Gambia fino al Nord della Nigeria, condotta dai Fulani (Fulbe); l’altra è la rivoluzione del Mali in Sudan, che mise in crisi il potere inglese;
  4. 4° fase: Islam sotto il dominio europeo, 1900 – 1960: la colonizzazione dell’Africa è un periodo relativamente breve e in questo periodo l’Islam non si è mai scontrato con i colonizzatori, questo perché i colonizzatori avevano interesse a mantenere un certo ordine pubblico.

Prima fase

639 d.C., l’Egitto è conquistato dall’Islam con facilità. La capitale è spostata da Alessandria verso l’interno nei pressi dell’attuale Cairo per allontanarsi dalle coste e quindi dalle incursioni bizantine. Gli islamici tentarono subito di invadere l’interno (Nubia) ma furono respinti; firmarono un accordo di non belligeranza che durò 600 anni.

Non fu altrettanto facile la conquista del Magreb finché non furono islamizzati i berberi. Il motivo del successo dell’Islam tra i berberi fu la presenza di pochi dogmi con la possibilità di mantenere gli usi locali.

Il centro del mondo islamico si sposta da Damasco a Baghdad.

A partire dagli Abassidi (VII sec.) il mondo magrebina non riconobbe più come centro del mondo islamico Damasco o Baghdad ma tutt’al più il Cairo. A parte la Somalia che è sempre stata sunnita il resto del mondo islamico africano, ha sempre visto di buon occhio gli Sciiti, che riuscivano a creare un binomio tra Islam e credenze locali (berbere).

Il primo tentativo di riunire il potere in Magreb fu di Re Idris, che nel 780 fondò la dinastia Fatimida (Idris puntò molto sull’affiliazione diretta con Fatima, moglie di Maometto) e conquistò il Cairo. Tra il 1100 e il 1400 ci sono lotte per l’egemonia imperiale tra Abassidi (Baghdad) e Fatimidi (Cairo). Dal Cairo si cerca anche di espandersi verso Est contendendosi la penisola arabica con Baghdad.

Fu un curdo, di nome Saladino, a sconfiggere gli europei in Siria e a salvare l’Egitto dai crociati stessi, conquistandolo e ponendo i Mammalucchi (ex schiavi) e regnare (periodo di crisi a causa della perdita d’importanza dei porti, soppiantati dalla possibilità di circumnavigare l’Africa).

Gli Ziridi, messi a regnare in Marocco, ritornarono verso il Cairo cercando ricchezze e mercati. Furono loro a lanciare le orde di beduini verso il Cairo.

Nel 1100 gli Almoravidi presero il potere nel regno del Ghana e tentarono anch’essi di creare un impero islamico universale, con scarso successo. Fondarono Marakesch (Marocco)

Seconda fase

Diffusione del sufismo (1200)

Sufismo = misticismo.

In precedenza si evidenziò un binomio tra Islam e politica, una secolarizzazione dell’Islam, il che non rispecchiava la parola del profeta. Il sufismo si diffonde come riflessione su questo. E’ un movimento di moralizzazione dell’Islam e opponendosi ai numerosi tentativi imperiali ebbe successo tra le popolazioni. Dal punto di vista religioso si differenzia per alcuni elementi: una maggiore spiritualità e una maggiore personalizzazione del credo religioso. Si sviluppò a partire da un’elite d’intellettuali prima di essere accolto dalle masse.

La forte personalizzazione del sufismo rese più accogliente l’Islam per gli africani. Questa nasce dal presupposto del rapporto tra maestro e allievi che insieme costituiscono un ordine o confraternita (Tarika). Ognuno poteva essere Marabutà (santo): i santi nella cultura musulmana sono figure locali, il che agevolava l’instaurarsi dell’Islam nelle popolazioni. Il Tarika era strettamente legato alla famiglia, infatti, il maestro trovava seguaci tra i parenti; da qui si ritorna alla logica della parentela tipicamente africana con riferimento alla logica della segmentazione:

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Nel mondo arabo questa segmentazione è molto diffusa. Le stesse confraternite subiscono a volte delle segmentazioni. Tijania e Quadria sono le due confraternite storiche più diffuse cui fanno riferimento le altre.

Le confraternite stesse decisero il futuro politico di regni o stati. Si muovono su un piano politico – religioso, recuperano la logica della parentela, permettono l’aggregazione a livello locale intorno a determinate figure ed influenzano il Magreb al punto che non ebbe più esperienze imperialistiche islamiche.

I punti di disaccordo tra l’Islam e la cultura africana furono:

  • Il culto degli antenati;
  • La matrilinearità.

Schiavitù

L’espansione portoghese in Africa Occidentale (1400 – 1500) fu un’espansione lenta. Nell’arco di settant’anni raggiunsero e colonizzarono la Costa D’Oro (Costa D’Avorio, Ghana, Benin…). In seguito riuscirono a passare il capo del Sud Africa: DaGama circumnavigò l’Africa e raggiunse le Indie. Non penetrarono troppo all’interno ma si limitarono a commerciare sui porti. Colonie portoghesi furono la Guinea Bissau, l’Angola e il Mozambico. Sia in Angolo che in Mozambico i portoghesi commerciavano con l’interno utilizzando i fiumi Congo e Zambesi.

Nel 1441 Gonçalves parte dal Portogallo e cattura degli uomini in Marocco per regalarli al suo armatore.

Nel 1505 Ovando, governatore spagnolo nelle americhe, chiede alla corona spagnola di mandargli più schiavi e successivamente ne chiede sempre di più.

  • La tratta degli schiavi più importante è quell’atlantica diretta in Sud America e successivamente al Nord.
  • La tratta orientale partiva dalle coste Est per arrivare nei paesi arabi.
  • La tratta interna commerciava schiavi dall’Africa Centro Orientale con le città del Nord.

Presto i portoghesi si trovarono di fronte potenze navali più forti di loro come quella olandese. Nel 1640 la Compagnia Olandese delle Indie Orientali distrugge la flotta portoghese nel tentativo di espandersi per “staccarsi” dagli iberici e dominare nei mari.

La Spagna è assente dall’Africa in quanto impegnata in America.

I portoghesi erano soprattutto interessati a conquistare la via di navigazione verso l’India.

Gli olandesi arrivarono in Sud Africa quasi contemporaneamente con le popolazioni Bantu in espansione (Zulu, Ingani). Qui incominciarono i primi scontri che diedero vita all’apartheid.

L’altro porto che serviva agli olandesi era quello di Giakarta. Non erano perciò interessati alla costa orientale che fu conquistata dagli Omani (arabi) che debellarono i portoghesi.

L’interesse europeo invece si concentrò sempre sull’Africa Occidentale (Golfo di Guinea) soprattutto per gli schiavi, in seguito alla necessità di manodopera dopo la conquista dell’America. Gli europei in realtà non erano interessati a conquistare l’Africa. Dal 1600 al 1700 erano interessati soprattutto a commerciare: materie prime europee in cambio di schiavi. Per questo gioca in primo piano il ruolo dei sovrani che intermediavano il commercio degli schiavi con gli europei.

Successivamente gli olandesi conquistarono la Costa D’Oro, centro del commercio degli schiavi, e a gestire la tratta. In seguito, con il potenziamento navale di francesi e inglesi, si verificarono notevoli conflitti tra queste tre nazioni per il commercio degli schiavi. Nel 1700 la flotta olandese viene debellata proprio per la conquista della Costa D’Oro. I territori dell’Africa Occidentale vengono spartiti tra francesi e inglesi, così come Senegal e Gambia, dove si trova il porto di Goré da cui partivano gli schiavi per le americhe.

Sono soprattutto gli inglesi ad imporsi che a differenza degli altri operavano in regime liberista e le flotte erano in mano a singoli mercanti che furono più agili a prendere accordi con i regni intermediari dell’Africa. Quella europea era quindi una guerra per conquistare i porti d’attracco e il favore dei re africani che commerciavano schiavi.

Questi re si arricchirono moltissimo: per assurdo, pur essendo l’Africa Occidentale ricca d’oro, gli europei pagavano gli schiavi con l’oro.

Il periodo della tratta degli schiavi parte dal 1400 – 1500 ma molto timidamente. Il periodo più significativo va dal 1650 al 1850 circa. Gli americani ebbero più bisogno di schiavi dal 1750 al 1790.

La schiavitù, dal punto di vista economico, è vista come una triangolazione tra Africa, Europa e America. Gli europei prendono gli schiavi in Africa e li portano in America. Gli schiavi in America lavoravano e producevano prodotti che erano venduti in Europa.

Più tardi il commercio del cotone inglese va in crisi a causa di un’eccedenza di prodotto: ad un certo punto gli inglesi vendevano prodotti di cotone ai re africani in cambio di schiavi che vanivano portati in america a produrre il cotone stesso.

Con l’inizio dell’industrializzazione, la popolazione proletaria rimaneva disoccupata senza poter godere del commercio degli schiavi. Questi non potevano quindi acquistare i prodotti che arrivavano dall’America che quindi andavano in eccedenza. A questo punto conveniva, all’Europa, abolire la schiavitù per dare lavoro alle popolazioni proletarie europee e lasciare indipendenti gli stati coloni.

  • 1807: abrogazione della schiavitù in Inghilterra.
  • 1848: abrogazione della schiavitù in Francia.
  • 1865: abrogazione della schiavitù negli Stati Uniti.
  • 1888: abrogazione della schiavitù in Brasile.

La tratta orientale vedeva gli Omani alla ricerca di schiavi per il loro mercato interno, passando da Zanzibar verso il lago Manganica. Questa tratta iniziò nel 1840 e durò fino al 1880. Gli europei tentarono di bloccare questa tratta per la volontà di abolire la schiavitù definitivamente.

In minima parte i portoghesi continuavano a commerciare schiavi dal Mozambico verso le Indie.

Si pensa che dal 1650 al 1850 siano stati portati via dall’Africa 13.000.000 di persone, ma c’è chi parla anche di 50 – 60.000.000.

In realtà in Africa la schiavitù era già praticata, ma in modo diverso: era un tentativo di allargare la famiglia in certi posti, un’antiparentela in altri. Nel secondo caso lo schiavo rimane singolo in un sistema produttivo senza, ad esempio, poter avere una famiglia. Capitava che gli schiavi fossero castrati e poi messi al potere in determinate città. Questi, non potendo generare una discendenza e avere ambizioni regnanti, erano considerati più fedeli al potere.

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