Dott.ssa Morena Lanieri
La lingua in America. Varianti linguistiche.
Lunedì 10 marzo 2003
In America si parla il “Castellano de America”, perché la lingua esportata nel nuovo continente è il Castellano, una delle lingue parlate nella penisola iberica. Le altre lingue iberiche sono il Catalano, il Gallego e il Vasco. Il Castellano viene anche chiamato Spagnolo, in quanto lingua nazionale.
Arcaicamente, il termine Castellano permane nella cultura americana, nonostante la lingua presenti varianti rispetto a quella europea. Si tratta di varianti fonetiche e lessicali, oltre che morfologiche.
Differenze fonetiche.
La prima caratteristica che risale nella lingua ispano – americana è il fatto che non pronunciano la consonante sibilante interdentale, che viene assimilata alla pronuncia della S; questo fenomeno si chiama SESEO. “Hablar con seseo” significa parlare come gli ispano-americani.
Altra variante fonetica è l’aspirazione della S quando precede una consonante, anche quando la consonante si trova in un’altra parola: estas pizarras.
Il Yeismo è l’assimilazione della consonante ll al suono della i greca. Nel Rio de la Plata la consonante ll e la semivocale y si pronunciano come la j in francese o la x in genovese.
Differenze morfosintattiche.
A livello informale, in Spagna, si usa tú, e al plurale vosotros (tú estudias, vosotros estudiáis). A livello formale si usa Usted / Ustedes. In Hispanoamérica non si usa la seconda persona plurale vosotros, al suo posto si usa la terza persona plurale formale: Ustedes. Quindi Ustedes si usa sia come terza persona plurale formale, sia come seconda persona plurale informale.
Martedì 11 marzo 2003
La differenza morfosintattica più evidente è l’uso della terza persona plurale formale come seconda persona plurale informale. Naturalmente tutto il sistema sintattico e grammaticale si adegua, per questo, ad esempio, il verbo andrà coniugato alla terza persona plurale.
In Spagna, quando si usa il pronome personale complemento oggetto (leggo il libro, LO leggo), questo è adeguato al genere (leggo la poesia, LA leggo); viene, nella lingua parlata, privilegiato il genere maschile: questo fenomeno si chiama leísmo. In Hispanoamérica il leísmo non esiste.
Il Voseo è tipico del Rio de la Plata (Argentina, Uruguay). È un fenomeno che riguarda la seconda persona singolare: in funzione familiare, si usa vos anziché tú. “Tú piensas mucho” diventa “Vos pensás mucho”. Per coniugare il verbo si prende la seconda persona plurale (pensáis) e si omette l’ultima vocale (pensás).
In spagnolo, il passato prossimo si usa per riferirsi ad un’azione che ha ancora relazione con il presente, mentre il passato remoto si usa se l’azione è terminata. In realtà, in Spagna, nella lingua parlata, si usa quasi esclusivamente il passato prossimo. In Hispanoamérica è il contrario: si usa quasi esclusivamente il passato remoto.
In spagnolo esiste una coniugazione particolare per il tempo futuro. In Hispanoamérica si privilegia la struttura perifrasica IR + A + INFINITO.
L’imperfetto del congiuntivo, in spagnolo, ha due forme (in RA, in SE) che hanno ugual valore. Nella penisola iberica si predilige la forma in SE; al contrario, in Hispanoamérica si privilegia la forma in RA.
Nella penisola iberica la D finale si pronuncia interdentale, mentre in Hispanoamérica diventa una nasale quasi impercettibile.
Lunedì 17 marzo 2003 / Martedì 18 marzo 2003
Differenze lessicali
España |
Hispanoamérica |
Coche |
Carro |
Conducir |
Manejar |
Bonito |
Lindo |
Majo, guay |
Macanudo, bárbaro, chévere, padre |
Americana, chaqueta |
Saco |
Aparcar |
Estacionar |
Apresurarse (darse prisa) |
Apuarse |
Armario |
Escaparate, closet |
Beber |
Tomar |
Bolso |
Cartera |
Calcetín |
Media |
Cerilla |
Fósforo (fosforito) |
Echar de menos |
Extrañar |
Estar enfadado, enojado |
Estar bravo |
Tienda |
Negocio |
Gamba |
Camarón |
Armadillo |
Cachicamo |
Tortuga |
Morrocoy |
Jersey |
Suéter, pulóver |
Levantarse |
Pararse (ponerse de pié) |
Coger |
Tomar, agarrar |
Paro |
Desempleo, desocupación |
Huelga |
Paro |
Patata |
Papa |
Plátano |
Banana |
Piso |
Apartamento |
Echar, arrojar, tirar, despedir |
Botar |
Atar |
Amarrar |
Tirar (una puerta) |
Halar, jalar |
Vergüenza |
Pena |
Encender |
Prender |
Mechero |
Yesquero, encendedor |
Vale |
Okey, de acuerdo, está bien |
¡Hombre!, ¡Mujer! (para intercalar) |
¡Chico!, ¡Chica! |
Controlar |
Chequear |
Darse la vuelta (volverse) |
Voltearse |
Sello |
Estampilla |
Judías verdes |
Vainitas |
Judías |
Frijoles, porotos, caraotas |
Reñir |
Regañar |
Pelear |
Reñir |
In una prima fase d’interlingua, I bambini ispanofoni che apprendono l’italiano commettono l’errore di non usare le doppie consonanti. In una seconda fase ne abuseranno. Altri errori tipici sono, ad esempio, l’uso esclusivo, come articolo maschile singolare, di “il” perché non riconoscono il segno “l’” giacché in spagnolo l’apostrofo non esiste.
Lunedì 07 aprile 2003
La funzione del mediatore è di essere un “ponte” tra il mondo italiano e quello sudamericano, facendo da tramite tra il bambino e la società, in modo che, ad esempio, la maestra venga a conoscenza dei problemi dall’alunno. In un primo momento il mediatore dovrà prendere un contatto verbale con il bambino, in modo da capire il livello di scolarizzazione. Una strategia comunicativa primaria è quella di utilizzare delle parole con suoni non duri e semplici da comprendere per il bambino. Gli errori più comuni sono quelli d’interferenza tra i fonemi spagnoli e quelli italiani (que, qui – che, chi); occorre insegnare sia l’alfabeto materno sia quello della L2, in modo che il bambino li impari entrambi ma senza mischiarli.
Nella frase: “splotò un temporal y una giuvia”, si notano diverse influenze della L2 sulla LM, come l’uso di “splotò” invece di “estallò”, tra l’altro scritto in modo sbagliato (la forma corretta è “explotò”), l’uso di “temporal” invece di “tormenta”, e la grafia di “lluvia” che p stata adattata all’alfabeto italiano.
Le consonanti che danno più problemi sono “ll” e “j”, la prima perché, nella pronuncia americana, è assimilata alla “g” esplosiva palatale sonora italiana, la seconda perché è confusa con la “g” aspirata spagnola.
Ariolfo – Mercoledì 09 aprile 2003
“Interlingua” è una lingua intermedia nel passaggio tra L1 e L2.
- l’acquisizione della L2 non è immediata;
- l’apprendente non è più considerato passivo ma attivo, e l’apprendimento è basato sulle conoscenze della LM;
- gli errori non sono deviazioni caotiche delle norme della L2, ma indicativi di regolarità nel sistema interlinguistico;
- l’attenzione è posta sul processo e non sull’obiettivo;
- si procede per strategie (sociali o cognitive);
- ognuno costruisce la sua interlingua, ed entrano in gioco le caratteristiche proprie del soggetto.
Strategie.
- sociali: servono per fare in modo che il soggetto sia accettato;
- cognitive: si tratta di ciò che l’apprendente fa spontaneamente quando apprende la L2; ciò che il bambino sa va sfruttato al massimo per insegnargli altre cose.
Fase di interlingua.
- 1° stadio) Uso quasi nullo della copula, dell’articolo, delle preposizioni, dei tempi diversi dal presente;
- 2° stadio) Uso esclusivo dell’ausiliare avere e non concordanza dei participi passati;
- 3° stadio) Concordanza dei participi passati con i soggetti;
- 4° stadio) Uso del futuro, espressione di ipotesi.
Lunedì 28 aprile 2003
Il mediatore interculturale ha sia il ruolo di insegnare la L2 sia il ruolo di trasmettere i valori culturali di tale lingua. Contemporaneamente, deve recuperare la lingua ed i valori della L1, in modo che i bambini non li perdano; inoltre, avviene uno scambio interculturale per cui il mediatore (italiano) si avvicinerà alla cultura ispanoamericana.