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Storia della cultura nord-americana

Letteratura Afro – americana

Docente: Ferruggia

La condizione dei neri americani

La condizione dei neri americani fino alla guerra civile è strettamente legata al fattore della schiavitù. Al contrario di quello che si può pensare, la schiavitù non è appannaggio degli Stati Uniti, ma è una tradizione che era diffusa in molti altri paesi, come la Spagna ed il Portogallo; infatti, è proprio l’impero spagnolo che iniziò per primo a commerciare schiavi, organizzando nel 1510 il primo viaggio dall’Africa all’Europa. I primi neri a sbarcare sulle coste americane di cui si sappia qualcosa, fu un gruppo di venti persone che nel 1619 sbarcarono in Virginia.

Gli schiavi erano impiegati come manodopera nelle piantagioni di tabacco, canna da zucchero, indaco. Almeno inizialmente la loro condizione è indeterminata, infatti, non esistono legislazioni su di loro per circa qualche decennio.

Anche nel sud sono importati schiavi, ma la situazione rispetto al nord è diversa, poiché la condizione è molto più definita; infatti, nella costituzione del Maryland e in quella della Carolina del Sud si parla chiaramente di schiavitù, mentre altre colonie si comportano diversamente, come la Georgia, dove la schiavitù inizialmente è proibita e dove sarà introdotta solo nel 1750, quando coloni d’altri stati si trovano in Georgia con i loro schiavi.

Gli schiavi non provengono solo dall’Africa ma anche da altre colonie, come ad esempio le Antille. Un importante problema sta nello stabilire quando sia nata la schiavitù: all’inizio si pensava che esistesse compresente alla presenza dei neri sul suolo americano, ma molti altri studiosi sono convinti che la schiavitù sia apparsa solo gradualmente.

Uno di questi, Handly, sostiene che il termine “schiavo” in America non indicava uno status o una condizione precisa: essa inizialmente avrebbe semplicemente designato una persona straniera di condizione inferiore. Dopo il 1660 iniziano a comparire le prime linee di separazione e le prime distinzioni tra la condizione di selvaggio temporaneo e quella di servitù a vita, riservata ai neri.

Emerse anche il problema dell’ereditarietà, vale a dire ci si poneva la questione della condizione dei figli degli schiavi neri, infatti, mentre i figli dei bianchi non ereditavano la condizione del padre i figli dei neri continuavano ad essere schiavi come i propri padri.

Intorno al 1700 quasi tutte le colonie avevano emanato i cosiddetti Black Codes (codici neri), che avevano la funzione di regolare la condizione degli schiavi come una semplice merce che poteva essere acquistata o venduta.

Il ‘700 inoltre vede un grande sviluppo della schiavitù negli Stati Uniti: l’impulso maggiore è dalla domanda di cotone in Europa che aumenta sempre di più.

L’Europa richiede sempre più cotone e gli Stati Uniti sono il luogo di maggior approvvigionamento per gli stati europei. Quindi i neri sono impiegati nella coltivazione, nella raccolta e nella separazione delle fibre, dal momento che sono ritenuti più adatti a sopportare lavori così pesanti.

Un altro fattore che fa aumentare il numero degli schiavi è una delle conseguenze del trattato del 1713 che fa sì che la Spagna ceda all’Inghilterra il diritto del commercio: in questo modo nasce un commercio molto fiorente che arricchisce anche gli Stati Uniti.

Nel 1776 gli Stati Uniti hanno circa 750.000 neri, il 90% dei quali si trova negli stati del sud.

Nel 1783 il Massachussets è il primo stato ad abolire ufficialmente la schiavitù, anche a New York quasi tutti i proprietari decidono di emancipare i loro schiavi.

Si arriva quindi al 1787, quando è emanata la costituzione americana, che però non affronta il problema degli schiavi, quindi la schiavitù continua, così come prosegue la tratta degli schiavi, che era stata abolita nel 1808.

Ciò non significa che gli schiavi siano emancipati, significa che il loro prezzo aumenta sensibilmente al momento che diventano una merce rara e preziosa.

Nel 1830 si hanno due milioni di schiavi, nel 1860 il loro numero è addirittura raddoppiato, anche a causa delle tratte clandestine.

Il problema si complica ancora di più quando alcune colonie cominciano ad espandersi e quindi, con il nascere di nuovi stati, ci si chiede se in loro dovrà essere instaurata o no la schiavitù: la tensione politica aumenta fino a quando nel 1820 viene creato il Missouri Compromise, in base al quale si opera una divisione geografica alla schiavitù, cioè si decide che i nuovi territori situati al di sopra del 36° parallelo saranno stati non schiavisti mentre quelli al di sotto potranno adottare la schiavitù.

Quest’accordo viene chiamato Missouri Compromise poiché questo stato, pur essendo collocato al di sopra del 36° parallelo, diventa uno stato schiavista: in pratica la schiavitù è presente al sud e non al nord.

Al nord però si forma uno stato di segregazione, cioè i neri non vengono trattati come gli altri cittadini; al contrario si opera una netta diversificazione: ad esempio a Philadelphia, in Pennsilvania, nel 1858 vengono introdotti i primi tram a cavallo, sui quali i neri non possono sedersi sui posti anteriori.

Inoltre gli stati del nord hanno un grosso problema, vale a dire gli schiavi che fuggono dal sud per i quali viene emanata un’apposita legge, la Fuggitive Slave Act.

Parallelamente a questi fatti iniziano a scoppiare le prime insurrezioni degli schiavi: sono fenomeni piuttosto isolati, ma quelle poche che ci sono state hanno avuto un’enorme importanza, anche dal punto di vista letterario con il formarsi della figura mitica dello schiavo ribelle.

La prima rivolta di schiavi neri avviene nel 1791 ed è legata alla figura di François Touissant Louverture. Per quel che riguarda il continente americano invece i primi movimenti insurrezionali di cui si ha notizia risalgono al 1822, guidati da Denmark Vesey nel North Carolina.

Vesey era uno schiavo liberato spinto da motivazioni religiose (infatti, sosteneva di essere ispirato da visioni profetiche) che preparò la rivolta per quattro anni, istigando altri schiavi.

Il suo tentativo però falli e ben presto furono arrestati 130 neri e quattro bianchi abolizionisti: i neri furono processati per “insurrezione” ed i bianchi per “condotta oltraggiosa”.

La seconda rivolta risale invece al 1831, promossa in Virginia da Nat Turner, anch’egli spinto da motivazioni religiose: riesce ad uccidere 55 padroni bianchi ma poi viene catturato e impiccato insieme a sedici suoi compagni.

Gli effetti provocati da queste insurrezioni sono principalmente due, vale a dire da un lato una restrizione della libertà degli schiavi e dall’altro il diffondersi della paura di nuovi disordini.

La terza insurrezione avviene nel 1839 a bordo di una nave spagnola, quando 59 schiavi si ribellano ammutinandosi: bisogna ricordare a questo proposito che la tratta degli schiavi all’epoca era già stata proibita. La nave in questione verrà poi presa da una nave americana e gli schiavi condotti in America dove saranno processati; il processo dura due anni e alla fine gli schiavi verranno liberati, anche grazie all’intervento a loro favore dell’ex presidente degli Stati Uniti John Quincey Adam.

In questo periodo nasce anche il movimento abolizionista, che si diffonde grazie a figure come quelle di XXX (che fonda il giornale “Il Liberatore” nel 1831), Douglass (che pubblica nello stato di New York il giornale “North Star”) e Sajourim Truth (che parla dei diritti delle donne).

Incominciano anche i primi segnali che anticipano l’imminente guerra civile: nel 1855 nel Kansas scoppiano gravi disordini tra abolizionisti e schiavisti e nel 1858 John Brown attacca un arsenale militare con alcuni uomini.

Si arriva infine al 1860 quando la Carolina del Sud, seguita poi da altri dieci stati, si stacca dall’Unione: intanto viene eletto presidente Abramo Lincoln.

L’ultima azione armata è del 1861, due anni più tardi Lincoln decreta l’abolizione della schiavitù; nel 1865 finisce la guerra civile.

Mutamenti della popolazione afro – americana sul finire della guerra civile (fine ‘800 – ‘900)

In questo periodo vi sono linciaggi contro i neri i quali però si organizzano politicamente.

  • 1886: Colored Farmers Aligns (Houston, Texas).
  • 1888: Colored Farmers Nation (Texas) 1.000.000 d’iscritti nel 1891.
  • 1892: Colored Women League (Washington). Nel 1896 si trasforma in National Association of Colored Women.
  • 1900: Citizen Protective League.
  • 1905: Niagara Moves.
  • 1906: Committee for Improving Industrial Conditions of Niggers in New York
  • 1906: National League for Protection of Colored Woman.
  • 1910: National Association for Advancement of Colored People.
  • 1911: National Urban League.
  • 1916: Universal Nigger Improvement Association.
  • 1925: Brotherhood of Sleeping Cars Porters and Mates.

Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 emerge la leadership nera con Booker T. Washington (1856 – 1915). Nasce come schiavo e pronuncia il suo primo discorso pubblico nel 1895, quando esprime la sua idea di collaborazione tra neri e bianchi e quando esorta i neri alla pazienza, alla legalità e a non avere risentimenti. Scrive un libro: “Act from slavery” (autobiografia). I suoi obbiettivi non sono politici ma di crescita individuale (crescita sociale individuale).

Un altro leader è Dubois W. E. (1868 – 1963). Studia nell’Università di Booker T. W. e successivamente passa ad Harvard e a Berlino. È insegnante universitario di storia, economia e sociologia in una università di bianchi (Atlanta). La sua proposta è la conquista del potere politico. Nel 1903 pubblica “The Souls of Black F…” quindi continua ad essere attivo. Nel 1961 si iscrive al partito comunista e nel 1962 si trasferisce in Ghana rinunciando alla nazionalità americana.

Fonda il Niagara Moves, movimento che si batte per l’uguaglianza politica. Da questo nasce nel 1910 la NACP. Ha anche una rivista e tra i propositi politici più importanti il diritto di voto, l’istruzione uguale per tutti e la fine della segregazione.

The Great Migration

È un fenomeno che inizia nel 1880 – 90 fino alla prima guerra mondiale (da sud verso nord e ovest). Dal 1860 la popolazione nera continua ad aumentare. A partire dal 1880 si ha la formazione di gruppi urbani di neri in tutte le città principali del nord. Successivamente si formeranno i ghetti. Durante la prima guerra mondiale la migrazione europea si arresta e nelle industrie del nord vi è richiesta di manodopera, questo favorisce la migrazione di neri da sud verso nord.

I neri lavorano soprattutto nelle industrie metallurgiche, automobilistiche, nella conservazione della carne e nelle ferrovie. È una migrazione diversa dalla prima sia per numero che per provenienza.

Nascita, sviluppo e formazione della letteratura afro – americana (Northon Anthology)

  • Componimenti poetici: Spirituals, Gospel, Blues
  • Rime secolari: Songs, Ballads, Work – songs
  • Canzoni legate al Jazz e Folk – tales. I Folk tales servivano per comunicare in codice; normalmente i personaggi di queste storie erano animali
  • Letteratura della schiavitù. Principali letterati: Olaudah Equiana, Phyllis Wheatley, Sogourner Truth, Ariett Jacobs, William Wells Brown, Frederick Douglas.

Ad Harlem (NY, vedi cartina) è concentrata la popolazione nera. Le condizioni di vita qua sono migliori rispetto ad altri ghetti di New York. Ad Harlem erano concentrate un numero enorme di sale da ballo e luoghi di divertimento. Gli anni ’20 sono comunque anni prosperi per tutta l’America. Nei club di Harlem suonavano musicisti jazz famosi (Duke Ellington) ed i bianchi frequentavano tranquillamente.

Ad Harlem era alta anche la concentrazione di intellettuali. Nel 1928 ci fu il matrimonio del poeta Contee Cullen e Yolanda Dubois, un avvenimento mondano importantissimo a cui partecipò l’elite intellettuale di Harlem.

Con la grande depressione questo periodo prospero finì.

Il New Negro Movement incrocia la letteratura alla musica e porta avanti un discorso politico. È composto da scrittori nati alla fine dell’800. Le figure principali sono Charles Chestant, James W. Jonson, L. Dunbar.

I cinque principi del movimento sono :

  • l’Africa come fonte di orgoglio razziale
  • il ricorso agli eroi neri
  • propaganda politica basata sulla razza
  • ricorso alla tradizione folk afro americana
  • bisogno “ingenuo” di autorivelazione

In questo movimento vi sono canoni estetici non comuni, personali. I “protettori” (mecenati) di questi scrittori erano anche bianchi.

Se da una parte vi è l’esigenza di raggiungere livelli artistici alti, dall’altra vi è la necessità di una propaganda politica.

Harlem renaissance

Nel periodo della prosperità degli anni ’20 si forma il movimento urbano di Harlem, costituito da persone colte.

L’insediamento a Harlem è databile e ricostruibile con sicurezza: a Harlem vi è un edificio che rimase a lungo vuoto a causa di un omicidio. Così il proprietario lo affida ad un agente immobiliare nero che lo affitta, nel 1905, a dei neri. I bianchi vicini si allontanano e protestano ferocemente, aiutati dai giornali, che incitavano i bianchi a reagire contro i neri. A poco a poco i neri aumentano allontanando gli originari bianchi (tedeschi). Con l’espansione dei neri arrivano anche le organizzazioni: giornali, chiese, associazioni ecc… Subito si diffondono anche i cabaret e le sale da ballo. Nel 1920 Harlem è notevolmente più grande. Alcuni afro americani diventano proprietari d’immobili (soprattutto botteghe e locali). In ogni modo Harlem è un quartiere misto, non esclusivamente nero, vi sono anche irlandesi, greci e italiani.

Dopo la guerra vi è una parata in cui il 369° reggimento di fanteria sfila, ed è composto d’uomini neri. Questi veterani neri sono visti com’eroi dai neri di Harlem.

Dubois, Jessie Fauste, Allen Locke sono i tre intellettuali principali di questo movimento. I periodici dei neri sono importanti per loro perché all’inizio è difficile inserirsi nel “giro” dei bianchi. Una caratteristica di questo movimento è di non “andare contro” i loro padri, anzi si appoggiano a loro per legittimarsi e per nutrirsi delle loro esperienze.

Dubois ha un’importanza anche come leader politico. È l’autore che individuò con più sicurezza la colored line, ritenuta il problema più grave degli USA dei tempi.

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