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Letteratura inglese

Da “La tempesta” [Epilogo, I, II]

The Tempest (La tempesta, 1611-12) ispirato ad alcuni canovacci della Commedia dell’arte italiana, si svolge su un’isola dove è riparato Prospero, già duca di Milano (spodestato dal fratello Antonio) e cultore di magia, con la figlia Miranda, il repellente Calibano (indigeno figlio di una strega) e alcuni spiriti, guidati da Ariele. Sull’isola fanno naufragio Alonso, re di Napoli, suo figlio Ferdinando e l’usurpatore Antonio, fratello di Prospero. Ferdinando, separatosi dagli altri nel naufragio, rimane isolato, incontra Miranda e s’innamora, ricambiato, ma è fatto schiavo da Prospero con un incantesimo. Intanto Ariele, su ordine di Prospero, terrorizza con sortilegi Alonso e Antonio, che si pentono delle loro passate cattive azioni e ottengono infine il perdono di Prospero. Egli libera Ferdinando e gli dà in sposa Mirando; reintegrato come duca, libera Ariele, rinuncia alla magia e salpa dall’isola, lasciata in dominio a Calibano. Il congedo di Prospero esprime chiaramente l’aspetto metateatrale del testo: egli si rivolge al pubblico sollecitandone l’applauso in modo da essere liberato dalla propria magia (la messinscena teatrale), dopo essere stato gratificato dal successo (il passo allude probabilmente anche al ritiro di Shakespeare dallo scene e forse dalla stessa attività teatrale).

Epilogo

Prospero

Oro ogni mio incantesimo è finito,

e la debole forza che mi resta

e solo mia. Potete confinarmi

in questo luogo o farmi andare a Napoli

Ho riavuto i ducato, il traditore

ha il mio perdono: col vostro potere,

non lasciatemi in quest’isola brulla,

ma piuttosto liberatemi voi

con aiuto buono della vostre mani.

Il vostro fiato gentile rigonfi

 

le mie vele, se non volete il crollo

del mio scopo: volevo divertirvi.

Ora non ho più spiriti al comando,

non ho potere più per incantesimi,

e la mia fine sarà disperata

se non m’aiuta almeno una preghiera

che giunga in cuore alla Misericordia,

liberando ogni mio peccato. Come

cercate grazia per le vostre colpe,

così mi sciolga la vostra indulgenza.

 

da William Shakespeare, Teatro, sotto la direzione di Mario Praz, vol. II, “La Tempesta” traduz. di G.S. Gargano, Firenze, Sansoni, 1956

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