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Geografia

L’Europa antropica – umana

Levy fa riferimento ad alcuni aspetti antropici:

  • struttura linguistica dell’Europa
  • struttura religiosa
  • struttura economica

Struttura linguistica

Le lingue presenti nei limiti convenzionali dell’Europa (Urali, fiume Ural, catena del Caucaso), con una popolazione di ca. 800.000.000 di abitanti e una densità media elevata (80 ab/km²), sono stimate come segue:

  • il 10% parla lingue non indoeuropee
  • il 90% parla lingue indoeuropee

Le lingue non indoeuropee

Procedendo da ovest verso est sono costituite da:

  1. Il gruppo linguistico Basco, nella zona Pirenaica occidentale ma soprattutto sul versante iberico e fino a Sant Ander. L’Euskara è la lingua dei baschi.
  2. Il gruppo Ugro-finnico. È l’associazione delle popolazioni di lingua Magiara (Ungherese) ed i finni; questo gruppo è presente in maniera residuale nell’est europeo.Prima che vi furono le invasioni di lingua slava tutta l’Europa orientale era principalmente abitata da popolazioni di lingua Ugro-finnica. In questo gruppo distinguiamo: i finni occidentali, divisi in Lapponi (a cavallo tra Svezia e Finlandia), i Finlandesi (Suomi) e gli Estoni. Ma siccome la Finlandia ha subito la dominazione della Svezia e della Russia, la lingua predominante è oggi il Finlandese (lingua non indoeuropea) ma con zone di bilinguismo. Le popolazioni degli Urali che parlano dei linguaggi Uralo-altaici. Gli Ugro-finnici meridionali: l’Ungherese, parlato in Ungheria e in minoranza in Romania nord occidentale.
  3. Il gruppo Turco – mongolico. Si parlano nelle parti più orientali dell’Europa: nell’area est dell’Ucraina, dal Volga all’Ural, abitata dai Kirghisi. I mongoli a est ed i Turchi a ovest hanno più volte dominato questi territori, imponendo la lingua. Il Turco si parla nella parte europea della Turchia, in alcune zone della Grecia orientale e in alcune isole del Mediterraneo nord orientale (Rodi).
  4. Il Maltese nonostante risenta di influenze indoeuropee (italiano).
  5. Le lingue dei popoli senza territorio: Ebraico, Rom, Armeno.

Le lingue indoeuropee

Comprendono svariati gruppi, di cui i maggiori sono tre:

  1. lingue neo latine (romanze)
  2. lingue germanico – sassoni
  3. lingue slave

Le lingue neo latine

Predominano nell’Europa sud occidentale. Tra queste lingue ricordiamo:

  1. portoghese (deriva dall’antico Lusitano)
  2. le varie lingue parlate in Spagna: Castigliano (lingua ufficiale, parlata nelle regioni interne, Vecchia e Nuova Castiglia), Catalano (diffuso anche in Francia), Aragonese e Andaluso (lingue minori), Galiziano (di origine Celtica)
  3. francese (nella maggior parte della Francia – francese d’Oil – ,in Corsica, in Val d’Aosta, nei Cantoni occidentali della Svizzera, nel Belgio Vallone)
  4. italiano (Italia, Canton Ticino)
  5. ladino (alcune vallate delle Alpi centro orientali, Canton dei Grigioni)
  6. rumeno (nella maggior parte della Romania). Si è diffusa qui una lingua neo latina perché nell’antica Dacia (attuale Romania) il commercio con Roma era molto intenso e la lingua latina si radicò, soprattutto a Costanza, spingendosi poi all’interno.

Anche il quadro linguistico europeo non da un’idea di “Europeanità”, giacché alcune lingue (Russo) hanno invaso altri territori (Asia), e altre lingue extraeuropee (Arabo) hanno invaso l’Europa.

Religioni

Osserviamo che in linea di massima vi è una forte concordanza tra distribuzione delle lingue e delle religioni, nel senso che laddove predominano le lingue neo latine abbiamo una predominanza della religione cattolica; laddove predominano le lingue germanico – sassoni vi è una forte predominanza della religione protestante; laddove predominano le lingue slave predomina la religione ortodossa.

Dal punto di vista storico il cristianesimo è uno dei principali responsabili per l’”Europeanità”.

In tutto l’ambiente sud occidentale predomina la religione cattolica: nella penisola iberica, in Francia, In Irlanda, Nel Belgio Vallone, In Italia, in Austria, in Ungheria, In Slovenia, In Croazia, nella Germania meridionale. Si trova anche nell’Est: in Polonia ed in Lituania.

Il protestantesimo (nelle sue diverse Chiese: Luterana, Anglicana, Presbiteriana e Calvinista) è diffuso in:

  • Inghilterra, Galles (Anglicanesimo)
  • Scozia (Chiesa Presbiteriana)
  • Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio Fiammingo, Germania centro settentrionale, Boemia (Luteranesimo)
  • Svizzera Occidentale (Calvinismo)

La religione Ortodossa si suddivide in:

  • Chiesa Greco Ortodossa: Grecia, Penisola Balcanica (soprattutto tra le popolazioni d’origine Slava), Bulgaria, Romania.
  • Chiesa Russo Ortodossa: nei paesi con popolazioni di Slavi settentrionali, vale a dire Bielorussia, Russia (fino alla Siberia), Ucraina, Moldavia.

Religioni non cristiane in Europa:

  • Giudaismo (Ebrei)
  • Islam (es.: Albania, Serbia)

Economia

Consideriamo un indicatore statistico che è la sintesi dello sviluppo economico: l’ISU (indice di sviluppo umano), che considera lo sviluppo economico ma anche lo sviluppo sociale (istruzione, mortalità infantile, vita media…).

Dalla cartina si vede come il concetto di “Europeanità” non scaturisce dall’analisi dell’ISU dei vari stati.

Conclusione

Dalle due carte seguenti Levy riesce ad individuare il concetto di “Europeanità”. La prima mette in evidenza l’estensione massima raggiunta dalle diverse invasioni da Est. La seconda mostra le influenze dell’impero romano e mondo cristianizzato. Sovrapponendo le due carte e tenendo conto di questi elementi:

  1. grado di difesa da parte degli europei nel respingere le invasioni provenienti dall’Est (meno invasioni = più europeanità)
  2. grado d’influenza dell’impero romano e del cristianesimo

si ottiene la terza carta (con opportune correzioni).

Da questa si ottiene la configurazione dell’Europa in base ai processi sociali formatisi nel tempo; si tratta quindi di una carta geo – storica.

Ciò che Levy ha voluto dimostrare è che se si vogliono definire i confini europei non si trovano confini certi ma sfumature. In questo modo il confine Urali – Ural – Caucaso è inaccettabile. La concezione d’Europa da porsi è una concezione non rigida e non basata su confini certi.

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